Coach Pancotto: «Stagione più stimolante della mia carriera! Questa città ti conquista»
L'allenatore dei partenopei rivela: «Non mi preoccupavo del film che stavamo vivendo in quel momento, pensavo a come completarlo per ricevere gli applausi».

10 maggio 2023



Ai microfoni di Andrea Barocci sul Corriere dello Sport il coach della Generazione Vincente Napoli BasketCesare Pancotto definisce quest'annata come «la più stimolante della mia carriera. Sono partito da vice di Buscaglia, e avrei voluto continuare a esserlo. Quando - per senso di responsabilità - sono diventato head coach, ho preso in mano la situazione conoscendola dal di dentro. Ho cominciato a cercare delle soluzioni invece che delle giustificazioni. In questo percorso ci sono state anche delle buche non preventivate: gli infortuni, il cambio di sei giocatori. Eppure, ogni volta che accadeva qualcosa di negativo, ho fatto in modo che diventasse uno stimolo per costruire qualcosa. A una squadra bisogna dare fiducia e certezze, darle il giusto equilibrio. E, soprattutto, le giuste gerarchie. Aver messo nello starting five Howard e Uglietti, due che nella costruzione del roster avrebbero dovuto subentrare dalla panchina, è stato fondamentale. Una volta che questo quintetto è diventato una motivazione sia per quei cinque che per gli altri, tutti hanno capito che vigeva la meritocrazia. È stata una ricerca. C'erano dei capisaldi nel gruppo, ma non erano sufficienti per cambiare rotta. Nel girone di ritorno abbiamo fatto il 48% di vittorie, in pratica una media da playoff».

Fondamentale il gruppo degli italiani

«Americani importanti, italiani fondamentali sia nell'allenamento che nella cultura del lavoro necessaria per giocare in massima serie. Sono stati loro, in palestra e anche nello spogliatoio o al ristorante, a trasmettere ai compagni la cultura del nostro basket. E, ancora di più, per quanto riguarda il capitano e Zerini, l'identità napoletana».

Pancotto innamorato di Napoli

«Questa città ti prende. Quando sono arrivato ero già felice perché l'ho sempre amata. Poterci lavorare e vivere mi ha dato la gioia della continuità. Per questo ho affrontato tutto con il sorriso. La gioia di vivere non è superficialità, è voler affrontare le vicissitudini come abbiamo fatto noi. Mi dicevo: "Ci diranno bravi quando avremo superate tutte le difficoltà". Non mi preoccupavo del film che stavamo vivendo in quel momento, pensavo a come completarlo per ricevere gli applausi».

Il coach esalta la società

«Grassi, Tavassi e Amoroso vogliono portare la GeVi Napoli al vertice del nostro basket. Risorse e passione sono già elementi importanti che permettono di guardare al futuro. Inoltre, ci vuole l'esperienza, che si fa anche con gli errori che uno può commettere. C'è una solida struttura organizzativa che dev'essere sempre più qualificata. Perché lo esige la pallacanestro moderna».

Foto di Luigi Canu/Ciamillo-Castoria

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