Lynnafferrabile

Cara GeVi, cause, non colpe. Cercare colpevoli non ti porterà i due punti da Brindisi

Non serva come precedente, ma il silenzio stampa è la miglior decisione in un momento così delicato. La motivazione, però, non convince. E non può farlo se guardiamo ai quarti centrali, in cui la circolazione di palla era lenta, spesso ferma.

Aggrapparsi ai fischietti per un risultato bugiardo - non per l'esito finale quanto per il divario che campeggia al 40' - passa per la ricerca spasmodica di un capro espiatorio in una situazione in cui le attenuanti ci sono eccome. E sarebbe stato saggio metterle davanti a tutti.

In primis, per cercare di unire la piazza a fare quadrato intorno alla squadra. In secundis perché si dimostra, senza volere, di non aver compreso quanto successo nei quaranta minuti.

La GeVi ha perso, più di quanto abbia vinto la Effe, perché semplicemente non ha messo sul parquet ciò che ci si sarebbe aspettati.

La prestazione, al netto di un Parks che non potrà certo fare 40+15 tutti i giorni, è stata pessima ai limiti del risibile.

Perché rifugiarsi nel contestare decisioni arbitrali quando sarebbe stato possibile dire ciò che sul parquet si è visto?

Perché non dire che a questa squadra è stato impossibile fare un solo allenamento quantomeno vicino al pieno regime?

Per quanto bruciante, questa era una sconfitta che poteva trovare giustificazione in quanto accaduto in una settimana più che complicata. Bastava dire questo. Annunciare un silenzio stampa necessario per blindare il gruppo in vista della prossima partita, ormai d'importanza capitale, e ci sarebbe stata comprensione da parte della piazza, al netto di chi potesse azzardare ipotesi vintage quanto fuori fuoco sulla tenuta economica.

La scelta fatta, invece, ha il doppio effetto negativo di dare un'immagine di debolezza lontana dal reale e di attirare le critiche di chi ha visto quanto accaduto a Fuorigrotta. Chiariamoci. Certamente più d'una decisione della terna capitanata da Paternicò sarebbe da rivedere per fugare tutti i dubbi. Però, parafrasando Boscia Tanjević, era già da tempo che «culo mangiato camicia».

Ora testa a Brindisi. Dimenticando una brutta domenica, ma riflettendo sul come sia potuta accadere una débâcle del genere.

Non serve cercare chi ha sbagliato. Serve che chi di dovere spieghi a chi ha sbagliato dove andare a migliorare. I capri espiatori, da che il basket è basket, non hanno mai segnato un punto, catturato un rimbalzo o distribuito un assist.

E non manchi un pezzettino di fiducia. Se c'è una cosa che questa squadra sa fare è venire fuori dalle difficoltà con grande abnegazione. Brindisi prossima tappa per agguantare quello che resta un sogno. Però, quei due punti verrebbero buoni anche per l'obiettivo principale: mantenere la categoria.

GeVi, è ora di voltare pagina.

Foto di Pierfrancesco Accardo